lunedì 3 settembre 2012

Vacanze e la nostra storia

Un mese intero di vacanza è stato pure troppo.
Quest'anno ho deciso di non fare viaggi esotici come invece pensavamo mesi fa il mio fidanzato e io, vuoi per la scarsa voglia di organizzare, vuoi per le ristrettezze economiche, vuoi perché i primi quindici giorni passati in Dolomiti con il nano ci hanno lasciato in bocca quella voglia di ritornare da soli per fare cose un po' più da grandi in quel paesaggio incantato, in quelle montagne dipinte di fresco e in quell'aria sempre pulita che sembra non bastare mai.

Nella seconda parte delle mie vacanze abbiamo fatto una tappa a metà strada.
Sono andata a visitare un posto che fin da piccola ho provato a immaginare incollando con la fantasia le immagini tetre dei racconti degli adulti; poi da adolescente quasi l'ho rimosso e per caso intorno ai vent'anni ho scoperto Mauro Corona con il suo libro "Il volo della martora". Così ho ricordato il Vajont.
Di Corona mi sono successivamente innamorata e l'ho seguito nel suo sali-scendi letterario finché non è approdato alla Mondadori che me l'ha reso piuttosto bidimensionale.
A 35 anni quest'anno ho dato una forma e una proporzione alla Diga del Vajont, l'ho visitata, ci sono salita sopra, altissima e imponente, capolavoro di ingegneria collocato nel posto più comodo e sbagliato possibile. Ho visto un monte in mezzo alla valle e ho capito che non era un monte bensì il deposito dei detriti della frana del 1963 dove allora era raccolto il lago artificiale. Ho visto la montagna più sopra (il monte Toc) e la sua crepa su un immenso scivolo di roccia a forma di "M".... Ho conosciuto i numeri delle vittime (a Longarone sopravvissero 150 persone, in tutto ne morirono più di 1900), ho ascoltato la guida che descriveva la potenza dell'aria e dell'acqua... ho visitato Erto, paese di Corona di circa trenta case tutte di pietra che si è salvato dalla tragedia grazie alla conformazione di uno sperone di roccia che ha deviato il flusso impazzito dell'acqua.
Silenzio e brividi. Ma non si poteva evitare di toccare con mano un capitolo della nostra storia così agghiacciante. Proprio no.




4 commenti:

  1. Ciao e bentornata! Beh, che dire? Hai fatto una tappa un po' insolita ma sicuramente toccante e ti ammiro per la scelta. Io forse non ne avrei avuto il coraggio, specialmente in vacanza.
    Baci

    RispondiElimina
  2. Siamo stati al Vajont un pò di volte. Ogni volta che andiamo da quelle parti, ci fermiamo. E' sempre un'esperienza unica, c'è tutta l'atmosfera di quei periodi ed i brividi sulla schiena, sono sempre gelati. Un posto dannato e magico al tempo stesso. Se non l'hai visto, ti consiglio il film "Vajont", perchè è giusto sapere e non dimenticare.

    RispondiElimina
  3. Ci andrei volentieri anch'io. Bella vacanza, bravi :)

    RispondiElimina
  4. Purtroppo non conosco per niente quelle zone..ma la tua descrizione mi ha colpita, se riesco provo a leggere il libro di cui parli e poi ti faccio sapere.
    Comunque bentornata, proprio ieri mattina sono passata a trovarti ma non eri ancora tornata.
    Baci
    Sara

    RispondiElimina